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Con il termine VO2max si indica il massimo consumo di ossigeno, considerato una delle tre grandezze caratteristiche dell’atleta insieme alla soglia aerobica e a quella anaerobica.
Significato VO2max
Si tratta di un parametro biologico che indica il volume massimo di ossigeno che una persona può consumare nell’unità di tempo ed in seguito ad una contrazione muscolare oppure la massima quantità di ossigeno che un soggetto può utilizzare per fini energetici nell’arco di un minuto; lo si misura in millilitri per Kg di peso corporeo al minuto e può essere migliorato progressivamente attraverso un adeguato programma di allenamento: si tratta di un parametro di valutazione funzionale molto importante in quanto rende l’idea delle potenzialità prestative di un atleta.
Risulta essere sufficiente effettuare un test di misurazione e valutazione del VO2max per individuare i progressi e capire se un atleta sia pronto per prendere parte alla competizione agonistica. Premesso che il massimo consumo di ossigeno corrisponde alla massima potenza aerobica, è bene sottolineare che l’accumuli di acido lattico inizia a una percentuale precisa del massimo consumo di ossigeno; ne deriva che innalzando il VO2max oppure la percentuale del VO2max alla quale si inizia ad accumulare acido lattico, è possibile aumentare le prestazioni. Chiaramente in base al tipo di attività fisica il VO2max avrà valori differenti; nel caso di gare di fondo come la maratona ad esempio, si ha produzione di lattato dalla glicolisi ma con una concentrazione del lattato costante, in quanto quello prodotto è uguale a quello smaltito, considerato che l’atleta lavora al 70% del VO2max. Nel caso di gare di mezzofondo prolungato invece, la concentrazione del lattato aumenta fino ad un certo livello per poi non aumentare più, pur proseguendo lo sforzo; questo perchè l’atleta lavora a circa l’80% del massimo consumo di ossigeno, livello noto come soglia anaerobica. Nelle gare di mezzofondo la velocità aumenta ulteriormente andando a superare l’80% del VO2max, con il meccanismo glicolitico che non riesce a smaltire completamente il lattato, che va dunque a superare il livello della soglia anaerobica.
Come misurare il valore VO2max e allenarlo
Per misurare il valore VO2max è possibile utilizzare un cicloergometro oppure sottoporsi ad alcuni test fisici, i cui risultati consentono di determinare il massimo consumo di ossigeno. Tra questi i più importanti sono il test di Cooper, il test della Navetta di Leger o Il test predittivo del VO2max, dai quali è possibile estrapolare il VO2max. E’ con l’allenamento che un atleta può incrementare la percentuale del massimo volume di ossigeno, ovvero l’intensità dello sforzo, alla quale si forma l’acido lattico. Nel caso di un soggetto non allenato, è indicativamente il 55% mentre sale all’80% nel caso di un soggetto allenato, con valori tra in mmol/l, solitamente compresi tra 2 e 4 (intervallo all’interno del quale la concentrazione di lattato non varia mantenendo lo sforzo costante) variabili da atleta ad atleta.
Un dettaglio: anche le scarpe influenzano il massimo consumo di ossigeno, aumentandolo dell’1% ogni 100 g di peso. Dunque se un atleta sta correndo all’80% del proprio VO2max, bisogna stimare una perdita di 1-2”/Km a seconda della velocità di corsa (dato soggettivo, variabile da atleta ad atleta). Se ne deduce l’importanza di utilizzare scarpe leggere in gara per ottenere risultati ottimali. Infine un ulteriore dettaglio: è la gittata cardiaca, intesa come la massima capacità di trasporto dell’ossigeno ai tessuti, ad avere incidenza sulle prestazioni, piuttosto che l’attività del sistema respiratorio. Nel passaggio dalla condizione di riposo a quella di massimo consumo, il consumo di ossigeno aumenta di 10 volte con un rispettivo aumento di 4 volte della gittata cardiaca. Se ne deduce che, oltre alla gittata, anche un altro fattore, ovvero la differenza arterovenosa (differenza di ossigeno contenuta nel sangue arterioso e in quello venoso che rappresenta l’ossigeno ceduto ai tessuti) sia strettamente legata al VO2max. Dunque il massimo consumo d’ossigeno dipende dalla gittata cardiaca massima e dalla massima differenza arterovenosa.